Iniziative della settimana contro la violenza maschile su donne e lesbiche – 25,28,29 Novembre 2009 – PULMAN PER ROMA


immagine x volantino festa Atlantide 21/11/09

Sabato 21 Novembre 09 – ore 23 – Atantide p.ta Santo Stefano
Festa di finanziamento per la manifestazione nazionale contro la violenza maschile su donne e lesbiche a Roma il 28/11/09.
25 novembre Giornata mondiale contro la violenza maschile su donne e lesbiche. Ci vediamo in p.zza nettuno Bologna dalle 16,30 in poi.
29 Novembre – saremo tutte a Montalto di Castro – per esprimere la nostra solidarietà a Marinella.
festa 21.11.09.pdf

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Non deve accadere un’altra Montalto di Castro. Solidarietà alla ragazza!

 

 Violentano una quattordicenne in manette 4 minori nel Foggiano

I componenti del branco hanno fra i quattordici e i sedici anni
La ragazzina ha raccontato tutto ai genitori, poi ai carabinieri

FOGGIA – E’ cominciato con un invito a giocare alla playstation in un casolare poco fuori città, ma in poco tempo quell’invito si è trasformato in un incubo per una ragazzina di 14 anni che in un paese vicino a Foggia è stata violentata da un branco di quattro ragazzi di poco più grandi di lei. Ragazzi normali figli di famiglie tranquille, che sono stati arrestati dai carabinieri.

La violenza è avvenuta all’inizio dello scorso ottobre. Ad attirarla nella trappola è stato uno di loro, un ragazzo che lei conosceva già e che con l’inganno l’ha invita a trascorre qualche ora insieme nel capannone dove avrebbero potuto passare qualche ora con i videogame. Una volta arrivati, però, il giovane ha chiamato di nascosto per telefono gli altri amici che nel giro di pochi minuti sono giunti nel casolare. E’ cominciata così l’aggressione.

Prima le botte, i vestiti strappati, poi la violenza. In tre a turno hanno abusato di lei. Pare che il quarto alla fine non se la sia sentita e non abbia partecipato materialmente allo stupro di gruppo. Forse vinto dalle grida, dalla sofferenza della ragazza si è solo limitato ad assistere.

Dopo la violenza la ragazzina è riuscita a scappare ed è tornata a casa, con i vestiti laceri e addosso i segni di quanto era avvenuto. Non ha raccontato subito ai genitori quello che le era successo, ma loro si sono accorti che qualcosa non andava, che la ragazza non aveva i soliti comportamenti. E’ passato qualche giorno e poi la quattordicenne non ha retto più e si è confidata prima con la sorella maggiore e poi con la madre e il padre. Insieme sono andati a presentare denuncia ai carabinieri.

I militari del comando provinciale di Foggia, coordinati dal comandante Vito Antonio Diomeda, hanno avviato le indagini che sono durate un mese e grazie alle indicazioni della vittima sono riusciti ad identificare i quattro, a rintracciarli e a bloccarli. Tre di loro sono stati arrestati nelle loro case, il quarto a Milano dove si trovava insieme con suo padre. Nei loro confronti sono state emesse ordinanze di custodia cautelare dal gip del Tribunale per i minorenni di Bari su richiesta del pm Chiara Giordano. Per tutti l’accusa è di violenza sessuale di gruppo. Ora sono stati affidati a delle comunità terapeutiche.


Per i carabinieri che li hanno arrestati, si tratta di ragazzi come tanti: non provengono da ambienti sociali disagiati o da situazioni di marginalità e violenza. Ragazzi normali, figli di famiglie tranquille.

 

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il femminicidio non è raptus

Prostituta uccisa, l’assassino: un raptus
mi ha deriso e l’ho accoltellata

Ha confessato l’omicida di Christina Ionela Tepuru. È un siciliano di 24 anni, Francesco Stagnitto

 

Lei lo aveva offeso dopo che non era riuscito a concludere il
rapporto sessuale nei tempi concordati. Così è scattato il raptus
omicida, che ha ucciso Christina Ionela Tepuru, la prostituta romena di
22 anni massacrata con una decina di coltellate all’alba di domenica in
via delle Serre, zona Borgo Panigale. I carabinieri di San Lazzaro e la
Squadra mobile, coordinati dal pm Giuseppe Di Giorgio, hanno fermato il
presunto omicida, che ha già confessato. Si tratta di Francesco
Stagnitto, 24 anni, originario della provincia di Caltanissetta ma
residente a Pianoro, dove lavora come operatore socioassistenziale
nella casa di riposo Sacra Famiglia. Il giovane, incensurato, si trova
in stato di fermo per omicidio, aggravato da futili motivi.

L’INDAGINE – Gli investigatori
lo hanno individuato perché, nella colluttazione con la romena, era
rimasto a sua volta ferito, riportando alcuni tagli all’addome e a un
polso. Ieri pomeriggio ha deciso di farsi medicare, rivolgendosi prima
alla fidanzata, che lavora nella stessa casa di cura, poi a una
dottoressa della struttura che, viste le sue condizioni, ha avvertito
il 118 e lo ha fatto portare all’ospedale S.Orsola. Per giustificare le
ferite, il ventiquattrenne ha inizialmente detto di essere stato
aggredito durante un tentativo di rapina. Ma di fronte agli inquirenti,
avvertiti dagli stessi sanitari del 118, la sua versione non ha retto e
alla fine è crollato, confessando il delitto e spiegando di avere agito
in preda a un raptus. La prostituta, alla quale aveva già pagato 40
euro per la prestazione, si sarebbe spazientita perché dopo circa
un’ora il rapporto non si era concluso, e avrebbe chiesto di essere
riportata indietro. Oltre a rifiutare di restituire i soldi, la giovane
lo avrebbe anche deriso, scatenando la sua reazione violenta. La
vittima lascia il marito e un figlio di due anni, che vivono in Romania
e ai quali spediva periodicamente i proventi del lavoro sul marciapiede

–>

–>LA CONFESSIONE – Durante
l’interrogatorio, inizialmente come persona informata sui fatti,
Stagnitto si è tradito dicendo di avere perso poco sangue in quella che
aveva raccontato essere stata un’aggressione per rapina. Sulla sua
auto, una Mercedes Classe A grigia, gli investigatori avevano invece
trovato tantissime tracce ematiche, che non era riuscito a pulire. Poco
dopo è arrivata la confessione, nella quale il giovane ha ricostruito
la notte fra sabato e domenica: dopo avere lasciato la fidanzata, con
la quale aveva passato la serata, è andato a Borgo Panigale e intorno
alle 4 ha caricato in auto la romena. I suoi movimenti lungo via Marco
Emilio Lepido erano stati notati da altre lucciole, alcune delle quali,
già nelle prime indagini, avevano detto alla polizia che l’ultimo
cliente con cui era stata vista allontanarsi Christina guidava un’auto
grigia. I due si sono appartati in via delle Serre dove, dopo circa
un’ora, le proteste della giovane hanno fatto scoppiare la lite. Il
cliente ha afferrato un coltello da cucina che aveva in auto e l’ha
colpita alla pancia, causandole un taglio molto profondo. Lei è
riuscita a disarmarlo, colpendolo a sua volta, poi lui è riuscito a
riprendersi il coltello e le ha sferrato altri fendenti alla schiena,
mentre lei gli era addosso. Infine l’ha scaraventata fuori dalla
macchina ed è fuggito. La romena ha chiesto aiuto chiamando un amico,
un bolognese di 60 anni, che ha fatto almeno sei telefonate al 118 e al
113 per mandare i soccorsi. È però passato un pò di tempo, per la
difficoltà a individuare il punto preciso dove si trovava la ragazza,
che è poi morta durante il trasferimento in ospedale. Grazie alle
indicazioni fornite dal fermato, l’arma del delitto è stata ritrovata
lungo una rampa della vicina tangenziale. Gli inquirenti hanno deciso
di divulgare una foto di Stagnitto, per raccogliere eventuali altre
segnalazioni sul suo conto da parte di prostitute che potrebbero avere
avuto a che fare con lui.


16 novembre 2009

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maniaco seriale? perchè non chiamarlo stupratore? chi stupra non è un malato, ma il prodotto sano del patrircato.

Roma, arrestato "maniaco seriale"

Radiologo narcotizzava le sue vittime

E’
stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona, violenza sessuale
e lesioni personali un 50enne romano, ritenuto un "maniaco seriale".
Tecnico radiologo, incensurato, residente nel Viterbese, si spacciava
per medico: entrato in confidenza con le vittime – soprattutto donne
dell’Est – le narcotizzava e ne abusava. L’indagine è partita dalla
denuncia di una 30enne albanese. I carabinieri hanno lanciato un
appello a denunciare casi simili.

Sono
stati i militari del Nucleo investigativo di via in Selci a condurre le
indagini che hanno portato all’arresto dell’uomo. La giovane che ha
denunciato il suo caso era stata avvicinata occasionalmente dall’uomo
nello scorso mese di gennaio. Lui si era spacciato per un affermato
dottore e aveva offerto alla donna la sua disponibilità per ogni tipo
di esigenza medico-sanitaria nell’ospedale nel quale lavorava.

Subito
dopo però l’aveva narcotizzata, sciogliendo farmaci contenenti
benzodiazepina in un caffè che le aveva offerto al bar. Da quel
momento, la donna non ricordava più nulla di quanto fosse successo.
Sapeva però di essersi risvegliata il giorno dopo, seminuda, in un
letto all’interno di una abitazione di Roma.

La stessa
situazione si è verificata anche con una donna di 40 anni, che era
venuta a conoscenza dell’uomo tramite chat. Dopo le denunce, i
carabinieri hanno intuito di trovarsi di fronte a un maniaco seriale.
Nella casa dell’arrestato sono state sequestrate tre cartelle che
contenevano gli esiti di mammografie eseguite su altrettante donne, 25
flaconi di benzodiazepina, due macchine fotografiche digitali, tre
computer e 30 cd rom, di cui ancora non è noto il contenuto. I
carabinieri, invitando chiunque a denunciare casi simili, assicurano la
massima riservatezza.

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Solidarietà ad angy

 
 

 
 Il 15 maggio 2009 la Corte d’appello di Bologna ha ribaltato il verdetto di condanna ai due stupratori, Liori e Fildani, di due anni e dieci mesi per stupro. Il 22 ottobre 2009, la Corte d’appello ha reso noto le motivazioni: isteria della ragazza che ha denunciato.
 
 

Vergogna
per quei magistrati che assolvono gli stupratori, riportando la
giustizia delle donne all’epoca del medioevo, quando venivano accusate
di isterismo perchè si ribellavano ad una cultura patriarcale e
maschilista. Oggi ti ribelli alla cultura dello stupro, denunci gli
stupratori, ti difendi dagli stupratori e la giustizia è comunque
interpretata  dai maschi
a favore dei maschi.
solidarietà ad angy e a tutte quelle
donne che hanno il coraggio di denunciare e di sfidare un 
un sistema maschile complice del femminicidio quotidiano.

denunciamo i media che inseguono la notizia senza verificarne i contenuti. Che preferiscono rinunciare alla verità per fare cronaca sensazionistica alimentando immaginari sessisti.
I media continuano a descrivere le donne e le lesbiche che subiscono violenza o vittime o responsabili. Rifiutiamo lo steriotipo che ci descrive indifese e deboli, come rifiutiamo lo stereotipo che se ci molestano o ci stuprano in fondo è un po anche colpa nostra. Ricorda: nessun maschio ha il diritto ad attenuanti quando viola il corpo di una donna e/o di una lesbica.

Pubblicato in IL MASCHIO STUPRA, IL MAGISTRATO ASSOLVE Presidio sotto il tribunale 20/05/09 | Commenti disabilitati su Solidarietà ad angy

Piattaforma di partecipazione, ma non di adesione alla manifestazione nazionale contro la violenza su donne e lesbiche 28/11/09

L’Assemblea Nazionale che si è riunita a Bologna il 31-10-2009
ha stabilito di non poter aderire tout-court al testo di indizione della manifestazione perchè privo di alcune parole per noi imprescindibili ed anche perchè non scaturito da una pratica politica condivisa.
Ha stabilito comunque di dover partecipare alla Manifestazione del 2811’09 perchè la denuncia della violenza maschile  contro le donne e le lesbiche è tema  centrale e continuativo del lavoro  politico di molte  ed  interesse  certo di tutte.
Saremo in Piazza a Roma il 28 con la piattaforma che segue.

 Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne.
Dal 2007 noi donne, ragazze, femministe e lesbiche scendiamo in piazza, tante e unite, per denunciare una cultura e una politica sessiste, violente e degradanti.

L’ASSEMBLEA NAZIONALE di donne, femministe e lesbiche, tenuta a Bologna il 31 ottobre 2009, ha riconosciuto l’importanza e l’opportunità di farlo anche quest’anno e ha deciso di partecipare alla MANIFESTAZIONE NAZIONALE indetta a ROMA il 28 novembre e alla MANIFESTAZIONE indetta a MONTALTO DI CASTRO il 29 novembre.

La violenza maschile su donne e lesbiche ha molte facce e si esercita in molti luoghi, in casa innanzitutto, nelle strade, nel lavoro.
Sentiamo perciò la necessità di tornare in piazza e lo facciamo

– ricordando che la maggior parte delle violenze avviene in famiglia e che le politiche familistiche la coprono e la  favorisco;
– combattendo una battaglia fondamentale, ma non scontata, per l’inviolabilità del corpo e la difesa della nostra integrità psicofisica;
– indignandoci perché a 30 anni da "Processo per stupro" siamo ancora noi  e il nostro comportamento sotto accusa per le violenze che subiamo, come accade a Montalto di Castro e in processi a Bologna e altrove;
– individuando la violenza verso le lesbiche non solo come lesbofobia (fobia, cioè paura) ma come odio verso soggetti che si sottraggono all’eterosessualità obbligata;
-contrastando il diffondersi di una cultura sempre più violenta e machista che si accanisce contro chiunque non si adegui al modello di normalità, siano lesbiche, trans o omosessuali;
– rifiutando l’uso politico e commerciale del corpo delle donne;
– ricordando che l’espulsione delle donne dal mercato del lavoro e il loro confinamento nel precariato toglie indipendenza economica e autonomia;
– denunciando una violenza istituzionale che si manifesta nello scarso stanziamento di fondi ai centri antiviolenza, in sentenze sessiste, nella indifferenza per la violenza che avviene tra le mura domestiche, i cui colpevoli troppo spesso restano impuniti;
– riaffermando il principio di laicità e denunciando un patriarcato religioso che trova eco e sostegno in partiti e istituzioni;
– vigilando affinché nuovi e vecchi fascismi, che sempre hanno oppresso la donna richiamandola al suo ruolo di moglie e madre alle dipendenze dell’uomo, non si diffondano, azzerando memoria e libertà femminile;
– rifiutando il razzismo crescente che si manifesta nelle leggi, nei respingimenti di donne e uomini immigrati, nel rifiuto dello status di rifugiato per persecuzioni di genere, negli abusi e violenze, , soprattutto verso donne, dentro i Centri di Identificazione ed Espulsione;
– contrastando la logica della paura e dicendo no tanto agli stupratori quanto alle ronde dei giustizieri;

DICIAMO STOP AL FEMMINICIDIO
per dire basta a ogni violenza fisica, psicologica, economica nei confronti delle donne e lesbiche, e per dire basta alla loro strumentalizzazione ed esclusione dallo spazio pubblico, politico, mediatico, istituzionale.

Riconoscendo il lavoro della Rete Sommosse e le varie e diverse pratiche delle singole donne, delle associazioni e dei gruppi presenti, le donne, femministe e lesbiche dell’Assemblea nazionale invitano tutte a manifestare a Roma e a Montalto di Castro ed a portare in piazza ed in ogni dove, continue ed instancabili, rabbia indignazione forza e intelligenza per contrastare chi vuole impoverire e controllare le nostre vite per arricchire le proprie.

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femminicidio non ha età

Torino: sgozza la moglie, le pianta un coltello nel petto e si uccide

 
TORINO 01/11/2009
– Omicidio suicidio a Torino. Al culmine dell’ennesima lite, un uomo di
76 anni questa mattina ha ucciso la moglie di 68ennea coltellate e poi
si è gettato dal balcone. L’assassino, trasportato dal 118 al Cto, è
spirato nel primo pomeriggio. La tragedia si è consumata in via
Cadorna. I vicini hanno riferito di aver sentito litigare i due per
un’ora e mezza, a partie dalle 5 del mattino. Poi, alle 6.30, un’urlo
straziante. Era la donna, colpita al collo e al petto dal marito che,
all’arrivo dei soccorritori, si è lanciato dal balcone.

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raptus, depressione…mai femminicidio lo chiamano!

Accoltella la moglie
e si getta dal terzo piano

//

La figlia: "Era depresso, i medici non l’hanno ricoverato"

MASSIMO NUMA, NICCOLÒ ZANCAN

Il
signor Angelo Cuda si è svegliato di soprassalto alle sei di mattina:
«Il litigio al piano di sopra era molto violento. Ho chiamato il 118 e
sono andato a vedere». Via Cadorna 36, Santa Rita. Una palazzina curata
con i pavimenti di graniglia. Fuori era ancora buio. Il signor Cuda è
uscito in pigiama, è salito fino al terzo piano, ha suonato il
campanello della famiglia Vianelli, marito e moglie in pensione.
Attraverso la porta si è sentito rassicurare: «Tutto a posto,
Margherita è caduta, ha sbattuto la testa, è un po’ che non sta bene».
Codice verde, stando alle prime descrizioni della scena. Nulla di
troppo grave.

Ma quando sono arrivati gli infermieri della
Croce Rossa, sull’autoambulanza numero 39, hanno trovato una situazione
completamente diversa.
La signora Margherita Netti, 68 anni, era
accasciata sulle piastrelle dell’ingresso, con la faccia rivolta verso
la camera da letto. Aveva una ferita da arma da taglio all’altezza
dello sterno, cadendo aveva sbattuto violentemente la testa.
Gravissima. Il signor Enrico Vianelli, 75 anni, si disperava in preda a
un’angoscia assoluta. Gli hanno detto di stare seduto. Si è messo a
parlare con un vicino di casa, cercava di tranquillizzarlo. Ma quando
ha visto i medici tentare la rianimazione senza successo, quando si è
reso conto che le condizioni di sua moglie erano disperate, ha aperto
la portafinestra che si affaccia sul piccolo cortile interno e si è
buttato giù. In ciabatte. È omicidio e suicidio in due tempi. Ennesima
tragedia della depressione.

È arrivata un’altra autoambulanza,
la 005, chiamata dai colleghi. Poi i carabinieri della Compagnia
Mirafiori, agli ordini del capitano Massimiliano Pricchiazzi. In via
Cadorna non c’era più molto da fare. La signora Netti è stata
dichiarata morta alle sette di mattina. Il signor Vianelli, quattro ore
dopo, al pronto soccorso del Cto.
Giù in strada restava la
disperazione della figlia Simona, avvisata sempre dal signor Cuda:
«Papà stava molta male – raccontava in lacrime – aveva delle crisi
sempre più forti, non riusciva a controllarsi. Aveva paura di se
stesso, voleva essere curato. Ma i medici l’hanno rimandato a casa».

I
carabinieri hanno ricostruito con precisione la dinamica dell’omicidio,
lo sfondo di sofferenza e malattia mentale. In casa della famiglia
Vianelli hanno sequestrato quattro coltelli, due su un tagliere, altri
due vicino al lavabo della cucina. Le analisi scientifiche chiariranno
qual è stata l’arma del delitto. Un solo fendente profondo.

Da
un anno il signor Vianelli era clinicamente depresso. Prendeva
psicofarmaci, parlava della malattia, si sfogava con i vicini: «Sono
distrutto, voglio morire». Le sue condizioni stavano peggiorando,
invece che migliorare. Pensieri neri, sempre più ossessivi. Manifestava
con insistenza propositi di suicidio. Ma non aveva mai manifestato
aggressività verso gli altri. «Da dieci giorni però era cambiato –
hanno raccontato i parenti – aveva paura di perdere il controllo.
Diceva: “Prima o poi faccio male a qualcuno”». L’ultima visita da un
neurologo dell’ospedale Poveri Vecchi, una settimana fa. Dopo un crisi
che lo aveva prostrato profondamente. Ma era tornato a casa. Alle
stesse angosce.

È stata una settimana molto tormentata. Una
discesa all’inferno. Litigi sempre più frequenti, sentiti dai vicini di
casa. Ora nessuno può raccontare quale motivo abbia fatto scattare
l’ultimo raptus. Ma in molti possono testimoniare la storia di un
omicidio annunciato. «Capitava sempre più spesso di sentirli urlare –
dicono in via Cadorna – lei si difendeva. Lui era molto preoccupato,
diceva di essere esaurito».

Enrico Vianelli aveva fatto
l’elettricista alla Fiat. Margherita Netti aveva lavorato in una
pasticceria. Una coppia affiatata. Una lunga vita serena insieme, prima
della malattia.

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femminicidio nonha età

il presunto omicida è stato arrestato dai carabinieri

Asti: uomo strangola la convivente

Giuseppe Antenori, pluripregiudicato di 61 anni, ha ucciso Alfonsa Bono, 51 anni dopo una violenta lite

ASTI – Ha strangolato la
compagna, ma è stato fermato e poi ha confessato. Avrebbe ammesso di
aver ucciso lui Alfonsa Bono, la compagna di 51 anni trovata morta
strangolata in un’abitazione di via Dogliotti ad Asti: l’uomo, Giuseppe
Antenori, pluripregiudicato di 61 anni, era stato fermato dai
carabinieri e poi è stato arrestato e portato in carcere.

LA VICENDA – I carabinieri
erano intervenuti nella casa, di proprietà proprio di Antenori, dopo
una telefonata in centrale. Nell’appartamento avevano trovato il
cadavere della donna, steso in terra vicino al letto, con evidenti
segni di percosse e di uno strangolamento, forse con un laccio di
cuoio. A pochi isolati da via Dogliotti i militari hanno poi
rintracciato Antenori e lo hanno portato in caserma per essere
interrogato. La vittima abitava vicino al compagno e secondo le
testimonianze di alcuni vicini di casa di Antenori tra i due spesso
scoppiavano violente liti, forse causate anche da un abuso di alcol. I
carabinieri ritengono che potrebbe essere stato l’ennesimo litigio a
portare l’uomo ad uccidere la compagna dopo averla picchiata.

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Femminicidio “amicale”

Trovata strangolata e nuda in bagno
L’amico confessa il delitto

Marina Gaido, estetista, forse strangolata. Il movente in ambito economico

 
 

BOLOGNA – Risolto il caso della estetista strangolata sabato
a Bologna. Un amico della donna, Roberto Cavalli, 44 anni, promotore
finanziario in proprio, ha confessato nella notte l’omicidio agli
investigatori della squadra mobile che a tempo di record hanno risolto
il giallo. L’uomo ha strangolato la donna probabilmente in preda ad un
raptus, ma come hanno spiegato gli investigatori, il capo della mobile
Fabio Bernardi ed il suo vice Lorenzo Bucossi, è tutto ancora da
chiarire da che cosa sia stato scatenato.

AMBITO ECONOMICO – L’uomo, che ora è rinchiuso nel carcere della
Dozza, indiziato per omicidio volontario di Marina Gaido, 41 anni,
amico della vittima da 17 anni, aveva raccolto delle somme di denaro
nella sua attività di promotore anche da lei, e gli investigatori nei
prossimi giorni cercheranno di ricostruire la storia professionale di
Cavalli per capire se il movente vada ricercato in ambito economico. In
questo caso il fatto che la donna sia stata trovata nuda sarebbe una
messa in scena dell’omicida per simulare una aggressione a sfondo
sessuale.

LA DINAMICA – Gli investigatori e il Pm Walter Giovannini, che
hanno tenuto una conferenza stampa in questura, nel ricostruire la
dinamica del delitto hanno attribuito un ruolo fondamentale per
risolvere il caso all’amica che ieri pomeriggio, poco prima delle 14,
ha suonato a casa della donna e non trovando risposta e sentendo il
cellulare dell’amica suonare a vuoto, ha subito chiamato la polizia
rimanendo a presidiare l’ingresso dello stabile. L’arrivo tempestivo
della volante ha fatto il resto. Infatti mentre salivano le scale la
donna, in compagnia degli agenti, ha notato una persona che conosceva
di vista come amico della vittima che stava scendendo per uscire dal
portone, ed ha invitato gli agenti a fermarlo. Era Cavalli che in un
primo momento, di fronte alle domande degli investigatori, ha detto di
essere stato a casa dell’estetista che si trova al primo piano, di aver
dimenticato all’interno il cellulare e di aver tentato inutilmente di
riprenderlo e che in quel momento stava riuscendo per andare a prendere
l’autobus. Una versione che non ha per nulla convinto gli agenti e il
magistrato di turno, Lorenzo Gestri, arrivato sul posto poco dopo.

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IL CELLULARE – L’uomo aveva le chiavi dell’appartamento della
donna in tasca e quindi avrebbe potuto aprire evitando l’intervento dei
vigili del fuoco se non avesse avuto nulla da nascondere. Poi – hanno
rilevato ancora gli inquirenti – era difficile ipotizzare che nei pochi
minuti intercorsi (in tutto una decina) prima dell’arrivo della polizia
un altro uomo si fosse introdotto in casa e avesse convinto la donna a
spogliarsi per poi ucciderla. Secondo la ricostruzione della Mobile
invece l’uomo ha sentito suonare alla porta poco dopo aver commesso il
delitto, ha cercato di non farsi vedere salendo un paio di piani, poi
ha cercato di sgusciare via sfilando di fianco agli agenti, ma l’amica
di Marina l’ha riconosciuto. Il cellulare di Cavalli è stato
effettivamente trovato nell’abitazione della vittima. Molto
probabilmente una dimenticanza indotta dal panico perchè l’omicida ha
sentito suonare alla porta, è uscito rapidamene, ma ha dimenticato il
telefonino.

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