non è passione, è femminicidio, l’ennesimo compiuto da un uomo che non accetta un NO.

roma

 

 Accoltella ex per motivi passionali, arrestato 22 enne

Due i fendenti sferrati dopo averla picchiata con calci e pugni

31 gennaio, 13:13

NAPOLI
– Un ventiduenne di Sparanise (Caserta), Alberto Erzagoni, è stato
arrestato dai carabinieri della locale stazione che lo hanno sottoposto
a fermo di indiziato di delitto per tentato omicidio e stalking. Il
giovane, nella tarda serata di ieri, ha chiamato la sua ex convivente e
fidanzata, A. T., di 25 anni, chiedendole un ultimo incontro in una
strada secondaria di Sparanise. Qui tra i due è sorto un diverbio a
causa della volontà di lei di lasciarlo per un altro ragazzo. A questo
punto Erzagoni ha estratto dalla tasca un coltello, e dopo averla
picchiata selvaggiamente con calci e pugni, le ha sferrato due
coltellate, una all’addome e una sul braccio destro, facendola cadere
priva di forze per terra per poi dileguarsi nelle vie limitrofe
lasciandola esanime sul selciato. La ragazza è riuscita a trovare
comunque la forza di chiedere aiuto con il telefono perso dal suo
aggressore durante la fuga. Soccorsa e medicata all’ospedale di Sessa
Aurunca è stata dimessa con 25 giorni di prognosi. Le indagini svolte
dai militari hanno consentito di rintracciare il giovane stamattina in
una casa al centro di Sparanise. La sua fuga è terminata nel carcere di
Santa Maria Capua Vetere dove è stato rinchiuso.

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Manifestazione notturna di donne e lesbiche controla violenza maschile 07 marzo 2009

  manifestazione notturana 07.03.09 assemblea cittadina di donne e lesbiche

manifestazione notturana 07.03.09 assemblea cittadina di donne e lesbiche

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Presidio Parco Nord, festa dell’unità 10/09/2006

Documento el presidio: nom contate sul…silenzio 07.09.06.pdf

Video presidio:

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Il resto del carlino- Imola -Accusato di abusi su una 13nne il veterinario patteggia due anni

Accusato di abusi su una 13enne Il veterinario patteggia due anni
HA PATTEGGIATO due anni di carcere il veterinario imolese 40enne arrestato in marzo perché accusato di violenza sessuale su una ragazzina all’epoca dei fatti appena tredicenne. Una pena mite, quella concordata fra accusa e difesa, sulla quale pesano, oltre allo sconto di un terzo previsto dal patteggiamento, le attenuanti riconosciute all’uomo, incensurato. Il veterinario, difeso dall’avvocato Enrico Caliendo, non aveva mai negato i fatti, ma si era difeso dicendo di essere innamorato della ragazza, figlia di un’amica.
LA VICENDA era emersa nell’ottobre 2008 quando la ragazza era scoppiata a piangere a scuola. Anche attraverso l’aiuto di una psicologa aveva raccontato tutto di quella storia che era iniziata a maggio 2007. A quel punto erano iniziate le indagini e la polizia postale aveva passato al setaccio il computer e il telefonino dell’uomo. E attraverso l’analisi dei file e dei messaggi gli investigatori scoprirono che l’uomo sembrava non rendersi conto di quello che stava facendo, tanto che si era anche confidato con alcuni amici.
Poi, in marzo, l’arresto, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere. Era l’unica opzione possibile, anche per effetto di quello che allora era il cosiddetto ‘decreto antistupri’ (norme, poi diventate legge, che impediscono misure cautelari alternative alternative al carcere per alcuni reati gravi). Il veterinario è rimasto in carcere fino a giugno, quando è stata revocata la misura cautelare ed è potuto tornare in libertà.
LA PENA è stata concordata (‘patteggiata’) fra accusa (rappresentata dal pubblico ministero Flavio Lazzerini) e difesa. Ai due anni si è arrivati calcolando le attenuanti (ritenute prevalenti sulle aggravanti) e lo sconto di pena previsto da questo particolare rito, che evita che si debba celebrare il processo. «C’è stata evidentemente — spiega l’avvocato Enrico Caliendo — una condivisione fra accusa e difesa sulle risultanze delle indagini e sulla condotta del mio assistito». Ora il tribunale di sorveglianza dovrà decidere la modalità in cui il veterinario dovrà scontare la pena.
p. c.

Tradotto: ecco come neutralizzare l’avvocato della parte offesa, che non pu… Mostra tuttoò neppure costituirsi parte civile, e dunque rivittimizzare due volte una ragazza minorenne che trova il coraggio di denunciare un maschio italiano benestante, conoscente, stupratore. Se consideriamo che questo è il "profilo" della maggior parte degli stupri, allora è vero che esiste un favor brutis italicis nel nostro ordinamento. Un favor che proviene in primo luogo dai PM che acconsentono a questo tipo di patteggiamenti
Commento dell’avv. Barbara Spinelli

 http://femminicidio.blogspot.com/

Quelle che non ci stanno si incontrano lunedì 18 ore 21. p.ta S.Stefano

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La befana antisessista è tornata, nonostante il troppo freddo ed il gelo – mercoledì 06/01/10 alle 18 in p.zza nettuto


La befana antisessista è tornata, nonostante il troppo freddo ed il gelo, per portare una voce antissessista femminista e lesbica contro la violenza maschile sulle donne.

La violenza maschile è la prima causa di morte per donne fra i 18 e i 44 anni in EuropaLa violenza contro  le donne e le lesbiche non è normalità, non abituarti e non pensare di esserne estranea.

Mercoledì 06 alle 18 in p.zza nettuto, e abbiamo distribuito calzette per denunciare che la violenza non va in vacanza e che la violenza avviene principalmente in famiglia.

Tanti auguri a tutte di buon anno

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questo uomo era già stato denunciato, ma al solito la polizia arriva dopo…

roma

Napoli, ragazza ferita dall’ex fidanzato

La giovane, 24 anni, è stata accoltellata in strada, a pochi passi da casa. L’uomo si è reso irreperibile

MILANO – Una ragazza di 24 anni è stata ferita a coltellate a
Napoli. L’autore dell’aggressione, a quanto riferito dalla stessa
vittima, sarebbe l’ex fidanzato, che non si rassegnava alla fine della
relazione: l’uomo si è reso irreperibile. La giovane donna è stata
ricoverata in gravi condizioni all’ospedale «Loreto Mare»; in serata è
stata dichiarata fuori pericolo. Il feritore l’avrebbe colpita con
alcuni fendenti al collo.

L’AGGRESSIONE – La 24enne risiede in via Cosenz, a poca distanza
dalla zona dell’ospedale e della Stazione Centrale di Napoli. Lei
stessa, prima di essere accompagnata in sala operatoria, ha raccontato
che ad accoltellarla è stato il suo ex fidanzato, suo coetaneo. Era da
poco uscita di casa e stava camminando per strada quando l’uomo, che
forse l’aspettava in agguato, l’ha assalita con un coltello da cucina,
raggiungendola con alcuni fendenti al collo.

DENUNCE PRECEDENTI – Il giovane vive al borgo Sant’Antonio
Abate, quartiere popolare di Napoli, non molto distante dal luogo dove
avrebbe accoltellato la sua ex. La polizia ha subito fatto irruzione a
casa del ragazzo, che secondo quanto si è appreso da fonti
investigative sarebbe stato denunciato in passato. Gli investigatori
però non sono riusciti a trovare l’accoltellatore e a condurlo in
commissariato: si era reso irreperibile.

 
20 dicembre 2009

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la strategia della paura e il femminicidio.

Violentata davanti alla figlia di 18 mesi

Una ragazza di 25 anni è stata violentata a turno da tre uomini: durante l’abuso tenevano in braccio la bimba

 

ROMA – Una ragazza bulgara di
25 anni è stata violentata da tre uomini che le hanno strappato dalle
braccia la figlia di un anno e mezzo prima di abusare di lei a turno.
La giovane è stata avvicinata la prima volta il 16 novembre scorso in
via del Tintoretto, zona periferica di Roma, intorno alle 21 mentre
rincasava portando la bambina in carrozzina. I tre l’hanno prima
bloccata e poi violentata. Mentre in due abusavano della giovane
l’altro teneva in braccio la bambina.

ACCOLTELLATA A UNA GAMBA – La
ragazza, per paura di ritorsioni, aveva deciso di non denunciare
l’accaduto, ma tre giorni dopo l’incubo si è ripetuto. Dopo essere
scesa dall’autobus, sempre nella stessa zona, ha sentito una voce
dirle: «Mi sei ricaduta tra le braccia». Era uno dei tre aggressori
che, prendendola con la forza voleva nuovamente abusare di lei. Appena
la ragazza ha tentato di ribellarsi l’uomo l’ha accoltellata a una
gamba. La giovane ha quindi trovato il coraggio di raccontare quanto
accaduto a un’amica che l’ha convinta a sporgere denuncia. Gli agenti
della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, mercoledì
notte hanno rintracciato i tre bulgari arrestandoli con l’accusa di
violenza sessuale


10 dicembre 2009

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come lo si può nominare amico? Baroncini è un assassino che ha compiuto un femminicidio:ha ucciso una ragazza che ha scelto di dire no!

 

 

Lucca, strangolata in riva al fiume
Fermato l’amico: «L’ho uccisa io»

La ragazza aveva 20 anni. I carabinieri hanno arrestato Simone Baroncini, 35 anni di Pisa: ha confessato l’omicidio

 

LUCCA – Era uscita con lui, come aveva fatto già altre volte, spesso
in compagnia degli amici. Ma lunedì sera, Vanessa Simonini, 20 anni, ha
trovato la morte. La ragazza è stata strangolata e poi il suo corpo
lasciato sul greto del fiume Serchio vicino a Gallicano (Lucca). Il suo
assassino, reo confesso, è un uomo di 35 anni, Simone Baroncini,un
amico che per la ragazza provava qualcosa di più e che dopo il suo
rifiuto, accecato dalla rabbia, l’ha uccisa. Poi ha telefonato ai
carabinieri parlando genericamente di un’aggressione, ha fatto
ritrovare il corpo e infine, ha confessato di essere lui stesso
l’assassino.

L’UOMO SI ERA APPARTATO CON LA RAGAZZA – Lo
strangolamento di Vanessa Simonini è avvenuto in un luogo diverso da
dove è stato ritrovato il suo cadavere. Secondo quanto ricostruito dai
carabinieri insieme allo stesso omicida, l’accompagnatore e la sua
vittima, anzichè recarsi a casa di una amica che li attendeva per
andare ad una festa, hanno fatto una deviazione dal percorso previsto.
Baroncini avrebbe appartato la sua auto in una stradina di campagna e,
come lui stesso avrebbe raccontato ai carabinieri, ha tentato di
palpeggiare l’amica. Lei, indispettita e sorpresa per questo approccio,
lo ha graffiato e picchiato ma poi non è riuscita a divincolarsi dalla
presa delle sue mani che gli afferravano il collo. Nella colluttazione
si è aperto lo sportello dell’auto dal lato di Vanessa, la ragazza ha
tentato di uscire, riuscendo solo a mettere le gambe fuori dall’auto
mentre l’uomo continuava a tenerla per la gola e finendo così per
strangolarla.

DOPO AVERLA UCCISA L’HA PORTATA VICINO AL FIUME – Baroncini,
credendo che fosse solo svenuta, ha rimesso la ragazza dentro la
macchina e si è spostato di alcuni chilometri portandosi vicino al
fiume. Poi, accortosi che Vanessa era morta, ha cercato di inventare la
messa in scena dell’aggressione da parte di sconosciuti. È da qui che
ha fatto la telefonata al 112, intorno alle 1.20, ed è qui che i
carabinieri lo hanno trovato: era scalzo. A loro ha parlato in modo
vago di una presunta aggressione, circostanza crollata
nell’interrogatorio in caserma prima di confessare. A tradirlo c’erano
troppi particolari tra cui un vistoso graffio alla guancia sinistra
procuratogli dalla ragazza nel tentativo estremo di difendersi. Ai
carabinieri Simone Baroncini ha confermato di essersi invaghito di
Vanessa Simonini e di essere stato respinto. Particolare che gli ha
fatto perdere la testa.

I DUE ERANO AMICI – «Ho perso
la testa dopo il rifiuto – ha detto Baroncini ai carabinieri – ma non
pensavo di averla uccisa, credevo fosse svenuta». I due si conoscevano
da molti anni per frequentazioni comuni avute nel paese di Gallicano,
in particolare nell’associazionismo sportivo. Negli ultimi tempi,
nonostante la differenza di età, era nata un’amicizia più profonda tra
i due, tanto che Vanessa aveva accettato di andare ad una festa con
lui. L’uomo, che abita a Pisa, frequenta in modo assiduo la zona di
Lucca per motivi di lavoro: è operaio in un’azienda che produce gabbie
per conigli. È incensurato. Vanessa aveva terminato gli studi superiori
ed era in attesa di una prima occupazione.

 
i

L’AMICA SI ERA ACCORTA DEL RITARDO – È stata l’amica Tania,
coetanea di Vanessa, la prima a segnalare ieri sera che c’era qualcosa
di anomalo nel ritardo della vittima e del suo accompagnatore
nell’andare a prenderla per recarsi ad una festa. «Tania – ha
raccontato la sorella maggiore di Vanessa, Simona – ci ha telefonato
verso le 22 chiedendo dove fosse mia sorella, poichè la stava
aspettando da molto tempo e sia lei che il Baroncini avevano il
cellulare staccato. Abbiamo pensato ad un incidente stradale e siamo
andati a cercarli nelle strade della zona». Anche la Protezione civile
di Gallicano, dopo le prime infruttuose ricerche dei familiari, è stata
attivata per cercare un’auto finita fuoristrada con due giovani a
bordo. «Invece – prosegue il racconto Simona Simonini – durante la
notte i carabinieri ci hanno avvertito che mia sorella era stata
uccisa». Vanessa Simonini e Simone Baroncini venivano visti spesso
assieme alla compagnia dei giovani del paese di Gallicano, tutti amici
da molto tempo. Tra i due, ha confermato la sorella, non c’era alcuna
relazione sentimentale. Oggi Vanessa, il suo assassino e gli altri
amici del paese avrebbero dovuto fare una gita a Roma, approfittando
della giornata festiva.

LA SORELLA – «Neanche le bestie
uccidono così». Lo sfogo arriva proprio dalla sorella di Vanessa,
Simona. «Conoscevamo quel ragazzo di vista. Ma non avremmo mai
immaginato che potesse agire così contro mia sorella», aggiunge. Al
sindaco di Gallicano, Maria Stella Dami, che si è recata a trovare a
casa la famiglia Simonini, i genitori hanno detto: «È impensabile che
la nostra Vanessa possa essere stata uccisa. È stato un gesto di
follia». Il cadavere della ragazza è a disposizione dell’autorità
giudiziaria all’obitorio di Lucca.


08 dicembre 2009

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solo negligenza e distrazione?

Morte neonata romena: indagati 11 sanitari di Palermo e Canicattì

La piccola era stata partorita su una sedia in una corsia all’ospedale in provincia di Agrigento

AGRIGENTO – Undici sanitari
dell’ospedale di Canicattì (Ag) e dell’ospedale dei bambini di Palermo
sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di
Agrigento per il decesso di una neonata figlia di genitori di origine
romena avvenuto la sera del 3 dicembre. La piccola era stata partorita
il 27 novembre su una sedia all’ospedale di Canicattì, poi era stata
trasferita a Palermo quando una setticemia, partita dal cordone
ombelicale, si era allargata. Lunedì l’assessore regionale alla Sanità
ha inviato gli ispettori nel’ospedale di Canicattì. Anche la
commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari ha
annunciato l’avvio di un’inchiesta sulla morte.

INFEZIONE – Il pm Michela
Francorsi, in seguito alla denuncia dei genitori, due disoccupati di
Camastra, aveva deciso l’autopsia e il sequestro delle cartelle
cliniche. La madre, 24 anni, aveva partorito su una sedia del corridoio
del reparto di maternità dell’ospedale di Canicattì e, insieme al
marito Valentin Paun, 23 anni, sin da subito ha sostenuto che
l’infezione è la conseguenza delle condizioni precarie in cui è
avvenuto il parto e di una serie di gravi negligenze. I medici hanno
diagnosticato un’infezione che attecchisce dalla cicatrice ombelicale.

NESSUN AIUTO – I genitori hanno
raccontato di avere suonato per mezz’ora alla porta del reparto, ma non
ha risposto nessuno. Solo quando la piccola era stata partorita si è
presentata una donna che ha tagliato il cordone ombelicale e ha
accompagnato la madre in corsia. Ma la piccola si è rapidamente
aggravata ed è stata trasferita a Palermo dove è morta una settimana
dopo la nascita.


08 dicembre 2009

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i lager sono vicini

Bon voyage, madame

Diario

Due
storie di donne recluse nel Cie di corso Brunelleschi a Torino. Zora è
una donna marocchina sui cinquant’anni, da dieci residente in Francia.
A novembre entra in Italia per far visita ad alcuni amici. Giovedì 5
viene fermata a Novara per un semplice controllo, ma Zora non ha i
documenti con sé. Parla solo francese e arabo, e non riesce a spiegare
alla polizia la sua situazione. Condotta al Cie di Torino, ci rimarrà
quasi un mese. Non ha il coraggio di dire ai suoi figli in Francia che
si trova in prigione, si vergogna troppo. E allora fa da sé: gli ultimi
otto giorni di reclusione Zora li passa in sciopero della fame, e solo
per questo motivo viene liberata. Ufficialmente il motivo della sua
liberazione è “inidoneità sanitaria”, e questo c’è scritto sull’ordine
di allontanamento dall’Italia che i funzionari del Centro le
rilasciano, con i migliori auguri di “bon voyage madame”, quando la
portano in carrozzina fin sulla soglia del Centro, dove finiscono i 70
euro al giorno che Zora ha fruttato loro.Anche Nadia è marocchina, e ha
21 anni. Hanno cercato di espellerla due volte, ma all’areoporto ha
fatto un casino tale che entrambe le volte l’hanno dovuta riportare al
Centro. E Nadia era pure incinta, al secondo mese. Lo era prima di
perdere il bambino in seguito a una caduta nella doccia, pare. E
comunque sia andata, i colpevoli sappiamo chi sono. Pochi giorni dopo
l’aborto, alle tre di notte, quattro poliziotti (due donne e due
uomini) hanno svegliato Nadia per deportarla, portandola via in
mutande, senza neanche lasciarle il tempo di prendere le sue cose. E
“bon voyage, madame”.

macerie @ Dicembre 3, 2009

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