VENERDI’ 8 APRILE ALLE h. 18 in p.zza Re Enzo

Come quellechenoncistanno dal 2007 abbiamo abitato, e vorremmo continuare, ad abitare atlantide, il lunedi per le riunioni e tantissini fine settimana e altri giorni ancora per le iniziative politiche e le feste… Ad atlantide abbiamo costruito questo coordimento di femministe e lesbiche per lottare contro la violenza maschile, il femminicdio, presidiando i luoghi del territorio dove le violenze sono successe, invitando le donne a denunciare ogni forma di violenza subita, e organizzato presidi sotto il tribunale durante i processi, ad atlantide abbiamo organizzato insieme a tantissime compagne la manifestazione del 24 novembre del 2007 e i cortei notturni in città… abbiamo vissuto questo spazio con tutti i nostri sogni e il desiderio di cambiare il mondo! adesso la comissaria della nostra città ha deciso che siamo un problema di ordine pubblico… ma di quale ordine sta parlando? è evidente che per lei siamo un problema in quanto lesbiche, femministe, trans, gay, che esistiamo, che viviamo, che interveniamo nello spazio pubblico…che lottiamo!
non vogliamo farci togliere i nostri spazi.
quellechenoncistanno

Presidio in difesa di Atlantide, VENERDI’ 8 APRILE ALLE h. 18 in p.zza Re Enzo .

All’attenzione di tutte le donne e le lesbiche della città, gruppi singole e associazioni
Atlantide, il cassero di P.S.Stefano, è da numerosissimi anni un luogo di riferimento per le donne e le lesbiche in città, un luogo nel quale collettivi, associazioni e singole, native e non, hanno trovato la possibilità di esprimersi ed organizzarsi al fine di promuovere insieme alle altre, libertà e autonomia per tutte.
Vogliamo quindi che sia nota la nostra determinazione (che già altre volte in passato abbiamo dovuto tirar fuori’ per difendere i luoghi delle donne da chi voleva privarcene) a voler  conservare la nostra sede che consideriamo un bene comune di tutte.
L’esperienza condivisa ad Atlantide ci ha insegnato quanto pericolosi possano essere i luoghi a cui ci credono naturalmente destinate, come le case, all’interno delle quali ogni anno maturano più omicidi di quanti ne produca la criminalità organizzata, e di quanto sia importante avere spazi di scambio ed organizzazione per sottrarsi a questa stessa violenza, non di rado avvallata anche da scelte istituzionali scellerate.
Per questi motivi difenderemo Atlantide come spazio delle donne e delle lesbiche e dei gruppi che l’hanno vissuto ponendo come base imprescindibile l’antisessismo.
Clitoristrix femministe e lesbiche Ufficialmente Donne di mondo
Vi chiediamo di difendere Atlantide insieme a noi
partecipando al presidio cittadino che si terrà Venerdi 8 aprile alle h. 18 in piazza Re Enzo.
Inviando mail di sostegno ad Atlantide

Clitoristrix, collettivo di femministe e lesbiche di Atlantide

Bestiestrane: irriducibili alle convenzioni
Atlantide è popolata di bestie strane:
Alcuni ne sono incuriositi,
Alcuni ne hanno paura,
Altri le trovano antiestetiche.
Qualcuno dice che si tratti di forme di vita contro natura,
qualcun’altro le crede streghe,
e altri ancora temono che le loro borchie e i loro aculei pungano
C’è chi crede di poterle cancellare per delibera
fingendo che non esistano invece esistono… e sono tante…
 l e   v e d r e t e   i n   p i a z z a   v e n e r d ì   8   a p r i l e!
Come sapete la commissaria Cancellieri vorrebbe destinare Atlantide ad associazioni impegnate nella difesa del verde e nella promozione del turismo.
Venerdì  8 aprile scendiamo in piazza sul tema “bestiestrane: irriducibili alle convenzioni”.  Travestiti e lasciati travestire! 
LA BIODIVERSITA’ E’ L’UNICO TESORO DI QUESTA CITTA’!

OGGETTO: ATLANTIDE DEVE VIVERE
CORPO MAIL:
Atlantide è uno spazio irrinunciabile per la cittadinanza gay, lesbica, trans, queer, femminista e un riferimento per autoproduzioni culturali indipendenti, a Bologna e in Italia.
Atlantide è uno spazio che dal 1999 è autogestito dai collettivi “Clitoristrix – femministe e lesbiche”, “Antagonismogay” e “NullaOsta”, sito in piazza di Porta S. Stefano 6.
E’ luogo di un’elaborazione politica dal basso che accomuna soggettività diverse nelle pratiche del partire da sé e dalle sessualità per strutturare una critica dell’esistente e lavorare per un mondo migliore, altro e possibile.
Dal 2008 i collettivi hanno costituito tre associazioni – Eccentrica, Donne di Mondo e Lo spazio – che sono titolari di una convenzione con il quartiere Santo Stefano, scaduta a febbraio 2011.
Nulla Osta, Antagonismogay e Clitoristrix non si sono mai sottratti ad un confronto sugli spazi di Atlantide, né con amministratori che ipocritamente continuano a disconoscerne le attività, né con i ‘vicini di casa’ di uno degli incroci più trafficati e rumorosi della città (dai quali non sono mai stati contattati): negli anni hanno inoltre aperto gratuitamente Atlantide a iniziative di altre realtà cittadine che ne condividessero le discriminanti antisessiste, antifasciste ed antirazziste. Proprio i tre collettivi sono riusciti nel tempo a fare vivere una struttura marginale per la città, dotandola di servizi e impianti.
Atlantide è una ricchezza per questa città e deve restare nel cassero di porta Santo Stefano.

commissariostraordinario@comune.bologna.it, chiara.perale@comune.bologna.it
e fai CC ad atlantideresiste@gmail.com

Comunicato stampa associazioni Atlantide @ Cassero di Porta Santo Stefano:
Le convenzioni, per fortuna, cambiano. I percorsi politici restano.
Le associazioni Eccentrica, Donne di mondo e Lo Spazio, che dal 1997 animano il Cassero di Porta Santo Stefano (“Atlantide”), dal 2008 in convenzione con il Quartiere, apprendono senza troppo stupore che la Commissaria Cancellieri, pochi giorni dopo avere intimato la restituzione dello spazio entro venti giorni, ha già approvato le linee guida per la sua riassegnazione.
Esse ritengono quindi di precisare quanto segue:
_         In questi quasi 15 anni migliaia di persone hanno attraversato Atlantide, punto di riferimento di reti locali, nazionali e globali che lavorano per l’autodeterminazione di sesso, genere, sessualità, e contro la violenza maschile sulle donne e su gay, lesbiche, e trans e soggetti eccentrici.
_         I percorsi politici e culturali che hanno portato alla convenzione stipulata con il Quartiere nel 2008 sono presenti nello spazio dal 1997. Questa convenzione non è frutto di uno scambio politico ma di una dialettica tra movimento e istituzioni locali. L’abbattimento del canone è prassi normale, dovuta al valore sociale delle attività svolte. Dall’inizio della convenzione le associazioni pagano un canone annuo di 5.400 euro per un immobile privo di riscaldamento, mai restaurato all’interno, e in cui le uniche migliorie sono state apportate dai collettivi a proprie spese.
_         Atlantide non ha mai rappresentato un problema di disturbo e di pubblica sicurezza, a meno che qualcuno non consideri tale la libera espressione di donne, lesbiche, gay, trans e soggetti eccentrici. Queste sono infatti le soggettività che animano Atlantide e ci chiediamo cosa intenda la Commissaria quando parla di “nuovi pubblici”.
_         Dal 1997 non ci sono mai state contestate multe o verbali di infrazione, e riteniamo che il susseguirsi di alcuni controlli della Polizia Municipale negli ultimi mesi non sia affatto casuale, ma frutto di una precisa volontà politica di “dossieraggio” del tutto esorbitante dal ruolo di una giunta commissariale.
_         Apprendiamo dai giornali che la Cancellieri ha intenzione di incontrarci, troviamo tuttavia ipocrita che ci inviti a partecipare ad un bando che di fatto ci esclude, prevedendo  ambiti di attività “stranamente” lontani da quelli che da sempre caratterizzano Atlantide.

Un commissariamento ormai in scadenza, non può, con un atteggiamento burocratico e autoritario, tentare di cancellare soggettività fortemente radicate nel contesto cittadino, intrecciate con i percorsi femministi, lesbici, gay, trans, queer, antifascisti, antirazzisti, con gli spazi sociali e con l’associazionismo a livello locale e nazionale.
La città è già abbastanza mortificata da un commissariamento che ha devastato i servizi sociali e culturali e forse, anziché promettere la “restituzione” di uno spazio che è già bene comune della città, l’unico regalo che Cancellieri potrebbe fare come ultimo atto, sarebbe andarsene in punta di piedi per riconsegnare la città alla politica:  a chi la vive, la arricchisce, la trasforma con il proprio impegno quotidiano.

SEGUITE GLI APPUNTAMENTI > ATLANTIDE RESISTE < SUL BLOG:
http://atlantide-resiste.blogspot.com/Atlantide sede dei collettivi:
Antagonismogay/laboratorio Smaschieramenti, NullaOsta e Clitoristix – femministe e lesbiche

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Unite Diverse Libere – app.ore 17,30 p.zza Ravegnana. Ore 18,30 p.zza Maggiore

Invitiamo tutte in Piazza Ravegnana (sotto le due torri) alle 17,30, per spostarci insieme verso piazza Maggiore dove ci incontreremo con  Unite Diverse e libere alle 18,30 per il presidio
Q.c.n.c.s

8 MARZO SIEMPRE! 8 MARZO OVUNQUE!

Siamo donne, femministe e lesbiche che da numerosi anni si incontrano in questa città con l’obiettivo di creare, per noi stesse e per le altre, nuovi contesti di libertà e autonomia e per difendere quelli già esistenti. Oggi 8 marzo 2011 cogliamo l’occasione per  ribadire le nostre posizioni sulla situazione politica e culturale che caratterizza il nostro paese.
L’8 Marzo è la giornata della lotta delle donne che risale ai primi del ‘900, quando le operaie di un’industria tessile, che scioperavano per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare, morirono arse dalle fiamme perchè il   proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Si scatenò un incendio e non poterono scappare. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale da Rosa Luxemburg.
Lottiamo contro la violenza maschile sulle donne perché le conquiste delle donne non possono mai darsi per definitive.
Nel paese in cui viviamo abbiamo assistito sempre più alla fusione fra la bava di stato e la bava del “popolo”. Una bava che ha incollato fra loro gli uomini in una riconfermata solidarietà attraverso un meccanismo pericolosissimo che ha visto la politica di vertice coincidere con le volgarità da bar più squallide e maschiliste. Abbiamo visto ogni giorno la violenza delle istituzioni e quella domestica intrecciarsi indissolubilmente, da un lato primi ministri, ispettori dei CIE, super-sindaci, movimenti per la vita, medici obiettori, dall’altra i maschi violenti della vita quotidiana.
Abbiamo visto un vecchio che detiene il potere mediatico, economico e politico e il suo entourage di pezzenti e lacché, usare, ridicolizzare, sfruttare, scambiare, ignorare, affamare, condannare le donne. Il tutto in maniera plateale, solidale e trionfale potenziando e facendo riemergere un immaginario nel quale le donne possono essere spostate come marionette a seconda dei bisogni e delle esigenze maschili. Questo immaginario in proliferazione e putrefazione scomposta ha conseguenze concrete sulle nostre vite e ce le complica notevolmente.
Denunciamo l’attuale governo di destra e chi lo sostiene come responsabile di attacchi continuati alle donne: si vedano leggi come la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, l’impedimento dell’accesso alla RU486, la legge Gelmini che colpisce le donne come lavoratrici e come madri, le leggi e le ordinanze contro la prostituzione, il decreto Maroni sulla sicurezza che nasce strumentalizzando il corpo delle donne e rende la vita impossibile a tante provenienti da altri paesi ed ancora innumerevoli provvedimenti maschilisti. Sappiamo bene che i governi a seguire non risolveranno e forse neanche affronteranno le questioni che poniamo.
Non vogliamo ripartire da zero
 
Non vogliamo che sugli autobus le ragazze di 15 anni debbano scrollarsi di dosso persino i vecchi di 70 anni e noi, che abbiamo gli strumenti per non farci palpeggiare, non vogliamo vivere in trincea
Non vogliamo più che le donne muoiano ammazzate
Non vogliamo che le donne vengano deportate ed espulse
Non vogliamo che il mercato della prostituzione ci venga prospettato come unica possibilità professionale
Non vogliamo che ci venga imposta una famiglia: ogni donna deve godere della libertà di scelta in ordine al proprio corpo, al lavoro, alla sessualità e alla maternità a fronte di un’eteronormatività che ancora oggi vorrebbe imporre alle donne un unico destino di mogli e madri entro una famiglia cosiddetta naturale
Non vogliamo essere merce di baratto per scambi politici tra uomini
 
Vogliamo essere libere di scegliere
 Vogliamo un sistema economico che non cannibalizzi le nostre vite
Vogliamo essere libere di camminare di giorno e di notte, in strade illuminate ed in vicoli bui
Vogliamo essere libere di ballare in piste affollate ed in piste deserte
Vogliamo essere libere di dire no ogni volta che non ci va e di dire si quando ci pare e piace
 
Vogliamo dire basta al Femminicidio
E cioè a maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa,  economica,  patrimoniale, familiare e istituzionale
Come donne e lesbiche, rivendichiamo le nostre pratiche di presenza sul territorio, l’una a fianco all’altra, per parlare e rilanciare l’unità, la complicità, il sostegno, la forza e la lotta delle donne, consapevoli che la solidarietà tra donne è l’arma più efficace che ci possiamo giocare.

Buona lotta! Buona vita!                           

QUELLE CHE NON CI STANNO
FUORICAMPO LESBIAN GROUP
CLITORISTRIX FEMMINISTE E LESBICHE

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Unite Diverse Libere – 8 Marzo 2011

Donne a Bologna

Unite, Diverse, Libere.

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Martedì 8 marzo  2011, P.zza Maggiore, dalle 18,30 alle 20,30.

L’8 Marzo perché è momento simbolico e non rituale di una lunga storia di lotte di donne in cui riconosciamo un patrimonio che appartiene a tutte e che a tante vogliamo trasmettere. Perché nasce dalle lotte durissime di operaie immigrate e sceglie la mimosa, fiore povero e spontaneo tra i primi a fiorire.

Chi siamo. Chi promuove l’iniziativa è il Gruppo di donne che, sotto la denominazione condivisa “Né per bene né per male. Unite diverse e libere”, ha organizzato la manifestazione del 13 febbraio 2011. Siamo singole, aggregazioni informali, associazioni annose e nuovissime; femministe e lesbiche; donne che si richiamano ai movimenti di donne nel sindacato e nelle forze politiche; giovani e non, migranti e native, laiche e credenti che abitano spazi comuni fisici o virtuali o vivono in casa.

Le parole Unite, Diverse, Libere che usiamo, e useremo ancora, indicano la comune volontà di pensare e agire adesso e la presenza di storie, accenti, posizioni differenti. La cultura politica di tante donne ha creato autonomia, autodeterminazione, libertà; ha mostrato il ruolo sociale esercitato dai rapporti di forza tra i sessi e dalla distinzione tra privato e pubblico che li ha mascherati; ha colto nelle relazioni fondate sulla fiducia e la libertà il cuore stesso della politica, una politica da proporre a tutti.

Contesto. Vogliamo dire basta a comportamenti inaccettabili del potere verso le donne; a femminicidio, violenze sessuali e domestiche che colpiscono innanzitutto quante non le accettano, a condizioni di vita indegne soprattutto tra chi è giovane o anziana. Questi  fenomeni s’intrecciano e aggravano gli attacchi a Costituzione, Parlamento e Legge e la crisi del sistema rappresentativo. E s’intrecciano alla crisi economica che ha portato al 49% di inoccupazione femminile, al quasi 50% di disoccupazione tra le giovani e alla precarizzazione imperante. Vogliamo dire basta a norme intollerabili come la legge Bossi Fini e il pacchetto sicurezza, ai Centri di identificazione ed espulsione e ai respingimenti, che rendono vulnerabili le vite delle migranti e ancor più quelle di giovani migranti che si prostituiscono; alle complicità e ritardi del nostro governo, che ha negato il vento di libertà che donne (e uomini) hanno portato in Tunisia ed Egitto; e hanno condotto, perfino, a ritardare la denuncia dei crimini contro l’umanità in Libia.

Bologna è città commissariata per vicende di sesso/potere/denaro. A Bologna si uccidono e si fa violenza a donne. A Bologna c’è un Centro di identificazione ed espulsione. A Bologna i nodi del reddito, del lavoro e del precariato riguardano moltissime donne.

Molto è cambiato per le idee e la presenza femminili nei decenni scorsi.

Molto va  cambiato oggi. Il senso e l’obiettivo di trovarci insieme è di riconoscerci, colmare fratture e costruire un’Agenda Politica condivisa, anche se libertà e responsabilità ciascuna le guadagna nell’esperienza e nella coscienza personali.  Perciò ci interessa l’8 marzo e i giorni che verranno: vogliamo continuare a pensare e ad agire con le diversità che ci caratterizzano e nell’autonomia politica costruita. Un impegno preso il 13 febbraio, rinnovato in questi giorni, proposto qui a tutte le donne interessate.

I temi posti all’attenzione da tempo sono tanti perché plurali sono soggettività e desideri femminili e molteplici sono gli aspetti dell’esistenza che riguardano l’essere uomini e donne e l’essere soggetti sessuati con diverse identificazioni di genere. Ricordiamo: la necessità di cambiare modello economico e sociale di fronte alle crisi ricorrenti e alle disuguaglianze crescenti, l’urgenza di un reddito adeguato a condizioni di vita degne per tutte, la crucialità del lavoro, dell’uscita da situazioni di licenziamento, di cassa integrazione, di precariato ricattatorie per l’autonomia femminile  – oggi si assiste non solo alla demolizione del welfare, ma a forme d’accesso al reddito che penalizzano le giovani e le migranti; il dovere di fermare i femminicidi e le violenze quotidiane e di sostenere le donne che combattono contro la violenza maschile; l’obbligo di garantire il riconoscimento di diversi orientamenti sessuali contro la lesbofobia e l’omofobia e la discriminazione della transessualità. Ogni donna deve godere della libertà di scelta in ordine al proprio corpo, al lavoro, alla sessualità e alla maternità a fronte di un’eteronormatività che ancora oggi vorrebbe imporre alle donne un unico destino di mogli e madri entro una famiglia cosiddetta naturale.

Non faremo come se la partecipazione maschile alla manifestazione del 13 febbraio non abbia significato. L’invito agli uomini è, tuttavia, che partano da sé: si dissocino da comportamenti sessisti e maschilisti ovunque si manifestano, nelle case e nei palazzi; difendano la loro, non la nostra dignità. Alcuni già lo fanno. Altri hanno preso a farlo in questi giorni. Solo da qui può allargarsi il confronto.

 L’8 marzo perché è occasione per dirci in tante che un’intera cultura politica può cambiare, un intero sistema di potere può cambiare, i rapporti tra uomini e donne possono cambiare. Una sfida da affrontare insieme.

 Vi invitiamo Tutte a essere presenti con noi in

Piazza Maggiore Martedì 8 Marzo 2011

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Rassegna stampa Manifestazione 13.02.11 Bologna

resto del carlino 14.02

l’informazione il domani1 14.02 L’informazione il Domani2 14.02

l’unità 14.02

Repubblica-bo 1 14.02 Repubblica Bo2 14.02 Repubblica Bo3 14.02

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Manifestazione 13.02.2011

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Né perbene, né permale. Unite, diverse, Libere

Corteo di donne, femministe e lesbiche. In coda uomini e partiti (senza bandiere ne simboli di partito)
Ci vediamo alle ore 14.30 in P.zza XX Settembre – BO
Partenza in p.zza XX settembre – via indipendenza – via dei mille – via marconi, via riva reno, via falegnami, via indipendenza, ritorno in p.zza XX settembre.

Non aderisco ma partecipo!

Siamo donne, femministe e lesbiche che da numerosi anni si incontrano con l’obiettivo di creare, per se stesse e per le altre, nuovi contesti di libertà e autonomia e per difendere quelli già esistenti.
Nell’arco degli anni abbiamo visto sempre più la bava di stato mescolarsi alla bava del “popolo”. Una bava che incolla fra loro gli uomini in una riconfermata solidarietà e che gli fa riprendere un po’ di fiato dopo lo spavento della “crisi del maschio”.
Abbiamo visto ogni giorno la violenza delle istituzioni e quella domestica intrecciarsi indissolubilmente , da un lato primi ministri, ispettori dei CIE, super-sindaci,movimenti per la vita, medici obiettori, dall’altra i maschi violenti della vita quotidiana.
Maschi anche quelli critici, credibili in questo momento meno che mai, maschi preoccupati per la deriva della dignità femminile che non sentono il bisogno-neanche per un istante- di interrogarsi o difendere quella del genere maschile, maschi che vogliono solidarizzare e schierarsi dietro le donne perbene contro le donne permale. Ma a chi la danno a bere?

Abbiamo quindi visto, un vecchio che detiene il potere mediatico, economico e politico e il suo entourage di pezzenti e lacchè, usare, ridicolizzare, sfruttare, scambiare, ignorare, affamare condannare le donne
Il tutto in maniera plateale, solidale e trionfale da “Io me ne infischio”, potenziando e facendo riemergere ed emergere (voilà splendidi modelli per le nuove generazioni!) un immaginario nel quale le donne possono essere spostate come marionette a seconda dei bisogni e delle esigenze maschili.

Questo immaginario in proliferazione e putrefazione scomposta ha conseguenze concrete sulle nostre vite e ce le complica notevolmente.

Riconosciamo i governi Berlusconi responsabili di attacchi continuati alle donne: si vedano leggi come la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, l’impedimento dell’accesso alla ru 486, la legge Gelmini che colpisce le donne come lavoratrici e come madri, le leggi e le ordinanze contro la prostituzione, il decreto Maroni sulla sicurezza che nasce strumentalizzando il corpo delle donne e rende la vita impossibile a tante provenienti da altri paesi ed ancora innumerevoli provvedimenti maschilisti.

Sappiamo bene che i governi a seguire non risolveranno e forse neanche affronteranno le questioni che poniamo

In ogni caso Noi, non vogliamo ripartire da zero.

Non vogliamo che sugli autobus le ragazze di 15 anni debbano combattere per scrollarsi di dosso persino i vecchi di 70anni e noi, che abbiamo gli strumenti per non farci palpeggiare sugli autobus, non vogliamo vivere in trincea.

Vogliamo che questa accozzaglia di mafiosi maiali corruttori e corrotti vada a casa!

Non vogliamo che le donne muoiano ammazzate

Non vogliamo che le donne muoiano di fatica

Non vogliamo che le donne muoiano di esclusione

Non vogliamo che le donne vengano deportate

Non vogliamo dover combattere battaglie già combattute

Non vogliamo essere espulse o ulteriormente penalizzate nel lavoro né tantomeno vogliamo che il mercato della prostituzione o della pornografia ci venga prospettato come unica possibilità professionale.

Non vogliamo che ci venga imposta una famiglia.

Non vogliamo essere merce di baratto per scambi politici tra uomini

Vogliamo dire basta al Femminicidio.

Per questo scendiamo in piazza come donne e lesbiche, rivendicando le nostre pratiche di presenza sul territorio, l’una a fianco all’altra, per parlare e rilanciare l’unità, la solidarietà, la complicità, il sostegno, la forza e la lotta, consapevoli che la nostra rivincita non può essere a discapito di nessuna, né ora né mai e che la solidarietà tra donne è l’arma più appuntita che ci possiamo giocare

Collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche
Quelle che non ci stanno
Fuoricampo Lesbian Group
Altra Città lista civica di donne

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Giustizia per Pinar Selek

Vogliamo giustizia! Siamo accanto a Pinar Selek

Questo è un appello urgente di Amargi a tutte le donne e lesbiche, associazioni femministe,  gruppi e collettivi.

Femminista, sociologa, anti-militarista, pacifista, scrittrice e fondatrice di Amargi, Cooperativa di solidarietà di donne, Pinar Selek rischia di essere condannata all’ergastolo nel prossimo processo penale, dove è già stata assolta due volte.
Come già sappiamo, Pinar selek è stata colpita dalla repressione a causa della sua ricerca sociologica del 1996 sulle condizioni della guerra kurdo-turca e le possibilità di riconciliazione. La sua ricerca è stata confiscata e Pinar è stata pesantemente torturata, al fine di dare i nomi delle persone che aveva intervistato. Siccome si è rifiutata, è stata arrestata.
Mentre era in carcere, è stata accusata di cospirazione e di aver partecipato all’attentato dello storico Bazaar di spezie di Istanbul in cui morirono molte persone, nel 1988. Durante il processo è stato stabilito che la dichiarazione contro di lei era stata fatta sotto tortura, ed è quindi stata prosciolta da ogni accusa. Infine Pinar Selek è stata rilasciata dopo 2 anni e mezzo.
Tuttavia, anche se è assolta già due volte, l’Ufficio Criminale n. 9 della Corte Suprema ha deciso di impugnare per la seconda volta l’assoluzione e riaprire il processo contro Pinar Selek, con la pesante accusa di 36 anni di reclusione.  L’Assemblea Generale Penale ha respinto l’opposizione del Procuratore Capo e ha rinviato il caso al Tribunale Penale di Istanbul,che aveva già deciso la sua  assoluzione.

Pinar Selek verrà processata ancora una volta, il 9 Febbraio 2011, presso l’Alta Corte Penale di Istanbul.
In questo momento tutte le azioni di solidarietà con Pinar Selek sono di vitale importanza.

Perciò vi invitiamo a sostenere la nostra lotta per la giustizia:
• entrare personalmente in udienza il 9 febbraio, o inviare una commissione di osservazione al processo;
• organizzare conferenze stampa, o scrivere e inviando la vostra dichiarazione di sostegno politico o quella dei vostri gruppi e organizzazioni;
• rendere il caso di Pinar Selek visibile nel vostro paese, diffondendo questo appello e la sua campagna di informazione;
• firmare la petizione della campagna in sostegno a Pinar Selek – organizzata dal Pen Germania: www.ps-signup.de/ oppure www.ps-signup.de/
Questa petizione sarà presentata pubblicamente da Pen Germania, il giorno del processo in una speciale conferenza stampa a Istanbul.  Qualsiasi contributo a questa petizione fino al giorno del processo sarà molto utile.

Il caso di Pinar Selek è diventato un simbolo per riaffermare la giustizia contro tutte le ingiustizie legali. Pinar è molto conosciuta in Turchia e all’estero per i suoi libri sulla violenza contro le donne transgender a Istanbul, sulla storia delle battaglie per la pace in Turchia e sulla costruzione della mascolinità nel contesto del servizio militare. Quest’ultimo libro Sürüne Sürüne Erkek Olmak (Condurre una vita da cani: la mascolinità) è pubblicato anche in Germania con il titolo Zum gehätschelt Mann. Zum Mann gedrillt.

Da 12 anni, molte/i intellettuali turchi e stranieri hanno dichiarato il loro aperto sostegno a Pinar Selek, partecipando anche ai processi. PEN Germania sta anche conducendo una campagna internazionale di sostegno: www.pen-deutschland.de/index_en.php
Per ulteriori informazioni e/o per le vostre proposte per sostenere Pinar Selek:
halatanigizplatformu@gmail.com (still witnesses platform mail address)
yaseminsevval@yahoo.com (portavoce internazionale della Campagna di sostegno a Pınar Selek)
karinkarakasli@yahoo.com  (della Campaga di sostegno a Pınar Selek)
Solidaritepinarselek.france@gmail.com  (comitato francese)
hwww.pinarselek.com/public/page_item.aspx?id=829
www.pinarselek.com/public/destek.aspx?id=45

Ora è di nuovo tempo per la solidarietà.
Chiediamo il prezioso contributo di tutte.

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25 Novembre 2010

 

25 novembre 2010
giornata  mondiale contro la violenza sulle donne

Maschile gliel’abbiamo dovuto aggiungere noi donne
La società patriarcale nella quale viviamo è così: si basa sulla violenza, sullo stupro, sullo sfruttamento, ma si è premunita di sistemi efficaci affinché questo non si veda chiaramente
La violenza che colpisce le donne è sempre agita da mano maschile, ma meglio non dire.
Meglio non dire che circa 150 donne muoiono ogni anno di morte violenta e che ad ucciderle sono uomini, meglio non dire che miete più morti questa guerra non dichiarata tra i generi che la criminalità organizzata.

25 novembre
giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne
Lo dobbiamo gridare noi, che questi maschi che uccidono non sono sconosciuti ma uomini di famiglia, padri, zii, mariti ed ex, fidanzati ed ex, amanti, vicini.
Lo dobbiamo gridare noi che la famiglia uccide le donne
Si preferisce parlare di aggressori stranieri che minacciano le donne italiane e fare leggi razziste sulla sicurezza, che accontentano chi si accontenta di credere al governo, ai partiti, ai giornali
La stampa ci parla di omicidi straordinari ed inspiegabili, compiuti da uomini depressi, fragili, troppo innamorati, in crisi, che sparano perchè colpiti da raptus di follia, tutti bravi lavoratori, tutti bravi ragazzi se italiani.
Omicidi straordinari che succedono un giorno si e uno no, omicidi che non siamo disposte a concepire come sfortune individuali, svincolati l’uno dall’altro, ma che sappiamo bene essere tutti conseguenza di una mentalità maschilista diffusa e condivisa

25 novembre
giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, violenza che avviene soprattutto in famiglia
Che avviene nel silenzio, perché nessuno sente rumore se un marito picchia la moglie, perché tutti distolgono lo sguardo se un uomo e una donna discutono per strada, perché al posto di polizia ti ascoltano solo per consigliarti di pensare “al bene della famiglia” perché nessuna istituzione elargisce fondi ai centri antiviolenza dove invece qualcuna potrebbe sentire, ascoltare , denunciare.

25 novembre giornata mondiale contro la violenza maschile  sulle donne , le lesbiche , le trans che avviene fin da piccole nella sacra famiglia in cui cresciamo, perché siamo “lesbiche di merda” se tuo padre o fratello ti trova in casa con una ragazza, perché i maschi pensano di guarirti con uno stupro, perché rischiamo di essere menate se ci baciamo per strada, perché siamo solo prostitute – oggetto quando la polizia ci porta in questura, se siamo trans.

25 novembre giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne che avviene soprattutto in famiglia e che vede la complicità dello stato affinché ci sia silenzio sul fatto che gli uomini uccidono le donne

succede così,  (colpo)
una ogni due giorni se va bene (colpo)
solo lei se va bene (colpo)
davanti agli occhi dei suoi figli che ricorderanno per tutta la vita  (colpo)
e voci che  giustificheranno i loro assassini, le uccideranno un’altra volta (colpo)
e ancora colpi che non fanno rumore (colpo)
quando la polizia interroga le vittime, come se fosse loro la colpa (colpo)
quando il magistrato infligge pene ridicole a stupratori e a assassini (colpo)
o quando non di rado li assolve (colpo)

25 novembre
giornata mondiale contro la violenza maschile
basterà una giornata di denuncia rumorosa  contro 364 giorni di silenzio e connivenza?
no di certo se faremo rumore solo noi, ma se tutte insieme unite faremo molto rumore , ma molto molto rumore e non una sola giornata, la violenza finirà
dobbiamo urlare denunciare isolare gli stupratori e gli assassini
dobbiamo fare e non solo il 25 novembre molto rumore perché la violenza maschile sulle donne finisca
I panni sporchi non si lavano in famiglia, sopratutto quando sono sporchi di sangue

Bologna 25 novembre, 2010

Quellechenoncistanno

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presentazione del video – Bandite 06.10.2010

Bandite_Atlantide

bandite 06.10.2010

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quelle che non ci stanno

Coordinamento contro la violenza “

striscione quelle che non ci stanno

Quelle che non ci stanno”, costituitosi a settembre del 2006 a seguito di un’aggressione agita ai danni di una di noi.Il gruppo per il quale parlo è costituito di donne e di lesbiche sia appartenenti a gruppi già attivi da anni sul territorio, come Clitoristrix, Fuoricampo, Donne fuori, Amazora, Armonie, sia da donne singole che seguono questo percorso sin dal suo avvio.
Da quando esistiamo abbiamo fatto numerose presenze pubbliche contro la violenza
Siamo state alla festa dell’unità a Parco Nord a ridosso dell’aggressione di Mara, siamo state in Cirenaica quartiere nel quale è stata aggredita e violentata una ragazza, da un suo amico e dall’amico del suo amico, sotto la casa dei suoi aggressori e in università zona di frequentazione dei suddetti Siamo state nel centro di Bologna e ai giardini Margherita luogo nel quale è stata massacrata di botte una donna per non aver assecondato coloro che la importunavano.
Quando scriviamo,parliamo, comunichiamo,abbiamo come referenti le donne e le lesbiche ed oggi abbiamo manifestato in uno spezzone separatista le une affianco alle altre persuase come siamo, che questa battaglia possa essere portata avanti solo da noi perché quando parliamo di violenza sappiamo di cosa stiamo parlando e  purtroppo ci capiamo al volo.
Sappiamo che la violenza viene agita in numerosissimi modi contro di noi ammorbando il nostro quotidiano, somministrata in piccole medie e grandi dosi in ambito lavorativo sociale “culturale” familiare e che, più spesso di quanto veniamo a sapere, assume le sue forme più eclatanti con lo stupro ed l’assassinio
Riconosciamo come tentativo di deviazione, l’ operazione che strumentalizza l’appartenenza etnica e sociale degli aggressori,tentativo finalizzato a buttare fumo sugli occhi, a spostare l’attenzione dal centro del problema.
Abbiamo imparato fin troppo bene che gli aggressori non sono riconducibili a specifiche etnie o classi sociali o culturali l’unica cosa certa, l’unica cosa incontrovertibile, è l’appartenenza degli aggressori al genere maschile che non ci sembra un dato accidentale che ci sembra un dato irrilevante.
Ci sembra invece che abbia più peso, anche se sappiamo che la violenza colpisce tutte, l’etnia e la classe sociale di appartenenza delle donne aggredite che quando non sono italiane sono ancora più esposte che quando sono povere sono ancora più attaccabili che quando sono costrette alla clandestinità sono violabili senza nessun margine di rischio per i loro aggressori
La violenza è la prima causa di morte per le donne nel mondo e non pensate che siano i cosiddetti paesi sottosviluppati a determinare questo dato spaventoso perché anche nell’evolutissima e democratica Europa dei diritti umani, la violenza è la prima causa di morte per le donne fra i 18 e i 44 anni.
Quello di cui ci siamo rese conto, è che non c’è una lettura complessiva, non c’è una volontà politica che voglia centrare il problema, nè da parte dei governi di qualsiasi schieramento ne da parte di un opinione pubblica rattrappita e autocensurata;
le violenze contro le donne continuano ad essere lette come drammi familiari e privati anche se mietono più morti delle organizzazioni criminali ed anche se hanno elementi comuni in ogni angolo del pianeta.
Noi diciamo che la violenza contro le donne non è MARGINALITA’ PRIVATA è ATTO POLITICO CONTRO LA NOSTRA LIBERTA’, NOI DICIAMO CHE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E LE LESBICHE E’ CONTROLLO SOCIALE E DICIAMO CHE QUESTO CONTROLLO SERVE A MANTENERE INTATTI GLI SQUILIBRI DEL NOSTRO PIANETA CHE DANNO VANTAGGIO SOLO A MENO DELLA METà DEL GENERE UMANO.
VEDIAMO L’IMPUNITà GARANTITA AGLI AGGRESSORISTUPRATORI IN OGNI PARTE DEL MONDO e vediamo Le ALLEANZE fra politica economia magistratura e immaginario comune contro di noi.
VEDIAMO CHE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E LE LESBICHE PRODUCE PAURA TERRORE E morte e QUINDI LA CHIAMIAMO con il suo nome TERRORISMO
DICIAMO CHE E’ IN ATTO UNA GUERRA CONTRO LE DONNE ANCHE SE PER CONFONDERCI NON è MAI STATA DICHIARATA.
SIAMO PERò CONVINTE CHE REAGIRE SI Può PERCHè  L’ABBIAMO SPERIMENTATO E CHE REAGIRE SI DEVE ANCHE perché  comunque L’ALTERNATIVA NON è ALLETTANTE e non paga
CREDIAMO che le donne abbiano sempre più risorse di quelle che credono di avere nonostante molte ci siano state depredate ma che queste risorse debbano essere ben indirizzate verso noi stesse verso il nostro benessere.
Crediamo a partire dall’analisi del reale che oggi L’AUTODIFESA sia per le donne e per le lesbiche UN’OPZIONE IRRINUNCIABILE  che lo sia PER CHIunque di noi abbia l’ambizione DI TENERE LONTANA DA SE LA VIOLENZA
Siamo Convinte che il CORPO POSSA TRASFORMARSI DA LUOGO DELL’ATTACCO A LUOGO DELLA DIFESA così come siamo convinte che solo la SOLIDARIETà FRA DONNE E LESBICHE, L’ATTENZIONE CHE PRESTIAMO A NOI STESSE ED ALLE ALTRE POSSA GARANTIRCI E TUTELARCI ed anche che la DENUNCIA PUBBLICA SIA SEMPRE Più EFFICACE DEL silenzio.
SENTIAMO CHE QUESTA LOTTA SOLO LE DONNE E LE LESBICHE POSSONO FARLA NESSUNO HA INTERESSE A CHE LA VINCIAMO, solo noi possiamo smuovere qualcosa anche perché la nostra controparte non è affatto indefinita, ………non facciamo l’errore di crederlo.


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