noi non siamo complici

NOI NON SIAMO COMPLICI!
Quante volte, studiando la storia del Novecento, è capitato di chiedersi
perché durante il nazismo la gente facesse finta di non vedere quanto
avveniva nelle strade delle proprie città ­ rastrellamenti, soprusi,
violenze ­ e di non sapere ciò che succedeva nei lager? E quante volte la
risposta è stata "Io non avrei potuto far finta di niente"?
E allora perché oggi tante, troppe persone, fingono di non vedere quello che
succede nelle strade, fingono di non capire gli effetti mortali che il
cosiddetto "pacchetto sicurezza" ha sulla vita di migliaia di esseri umani,
fingono di non sapere che nelle città in cui viviamo ci sono luoghi che, per
come ci si viene rinchiusi/e e per alcune delle violenze che vi vengono
esercitate, ricordano i famigerati lager di stampo nazista?
Questi luoghi si chiamano Cie, ­ Centri di identificazione ed espulsione,
nuovo nome per i Cpt, ­ Centri di permanenza temporanea creati nel 1998 con
la legge Turco-Napolitano e disseminati su tutto il territorio nazionale. Da
tempo le migranti e i migranti detenute/i denunciano le spaventose
condizioni di vita all’interno dei Cie, le continue violenze e umiliazioni,
i pestaggi, le malattie non curate e le morti sospette. Ciononostante il
ministro Maroni ha annunciato recentemente, in nome della "sicurezza", la
costruzione di nuovi Centri di identificazione ed espulsione.
Hanno provato a raccontarci che nei Cie vengono rinchiusi i "clandestini"
perché gli stranieri sarebbero tutti, secondo la retorica del razzismo
istituzionale,  criminali e potenziali stupratori, e che quindi, anche senza
che abbiano compiuto alcun reato, è giusto che stiano rinchiusi lì anche per
6 mesi per poi venire espulsi dall’Italia.
Ma noi sappiamo cos’è la sicurezza di cui ci parlano. Sappiamo cosa sono i
Cie. Sappiamo cos’è il razzismo istituzionale. E sappiamo cos’è la violenza.
Sappiamo per esperienza che i luoghi pericolosi per le donne sono
soprattutto le case in cui viviamo, i luoghi in cui lavoriamo, le canoniche
e le questure nelle quali abbiamo la sventura di avventurarci o di essere
portate. E anche le quattro mura di un Cie, dove tantissime donne subiscono
molestie, torture e stupri da parte dei loro guardiani.
Umiliazioni e violenze che le donne migranti non hanno mai smesso di
denunciare. Come Raya, una delle donne migranti rinchiuse nel Cie di via
Mattei a Bologna, che lo scorso maggio è stata picchiata da un poliziotto in
borghese e poi lasciata svenuta sul pavimento sotto gli occhi indifferenti
degli operatori della Misericordia, il "misericordioso" ente che gestisce il
Centro. O come le donne migranti che nel Cie di Lampedusa hanno intrapreso,
all’inizio dell’anno, una lunga rivolta per protestare contro i rimpatri,
denunciare le condizioni all’interno del Cie e chiederne la chiusura. O come
la protesta delle compagne di Mabruka, donna di origini tunisine da 30 anni
in Italia, che si è impiccata nel Cie di Ponte Galeria  a Roma ad aprile pur
di non essere deportata, protesta che si è poi estesa alle camerate degli
uomini. O come Joy, una donna africana imprigionata e processata a Milano
per essersi ribellata, lo scorso agosto, ad un tentativo di stupro da parte
dell’ispettore-capo del Cie Vittorio Addesso e alle condizioni disumane in
cui, con altre donne e uomini, era costretta a vivere nel Cie di via
Corelli. Per le sue dichiarazioni  Joy rischia, ora, un processo per
calunnia, perché nell’Italia del terzo millennio questi lager non si possono
mettere in discussione, e quello che accade lì dentro deve restare
omertosamente nascosto. Proprio come la violenza sessista che le donne
subiscono in famiglia e nei luoghi di lavoro.
Noi sappiamo e non vogliamo tacere. Non vogliamo essere complici delle
violenze perpetrate contro le donne migranti in nome della "sicurezza".
In concomitanza con la sentenza per la rivolta nel Cie milanese di via
Corelli, abbiamo scelto di trovarci davanti al Cie di Bologna per esprimere
alle donne rinchiuse lì la nostra vicinanza solidale, ma anche e soprattutto
per denunciare all’esterno quello che accade dentro questi lager del terzo
millennio.
E tu? Continuerai a far finta di non sapere?

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