Parla Luigi Campise, condannato a 30 anni in primo grado per aver ucciso la fidanzata
"E’ stato un raptus di follia, non volevo farle del male". E assicura: "Non scapperò"
Omicidio Bellerofonte, assassino in libertà
"Mi consegnerò dopo la sentenza definitiva"
Dopo la lettera disperata del padre della ragazza uccisa, il ministro della Giustizia invia ispettori
ROMA –
Condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio della sua ex
fidanzata, Luigi Campise, è in libertà per decorrenza dei termini di
custodia cautelare. "Non scapperò – assicura ai microfoni di Radio24,
l’assassino – quando la sentenza sarà definitiva, mi consegnerò io
stesso". Intanto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha
incaricato gli ispettori di avviare "accertamenti preliminari" sul
caso.
Barbara Bellorofonte, 18 anni fu uccisa il 27 febbraio 2007 a
Montepaone (Catanzaro). Il suo ragazzo, Luigi Campise, una gelosia
parossistica sfociata in una tipica situazione di stalking, quella sera
la chiamò al citofono e quando Barbara scese, le sparò in testa. La
ragazza morì dopo un mese e l’uomo venne condannato con rito abbreviato
a 30 anni. Oggi, dopo un anno di carcerazione preventiva e dopo aver
scontato la pena per un altro realto, è libero per decorrenza dei
termini di custodia cautelare e in attesa del processo d’appello. I
giudici hanno ritenuto che non ci sia pericolosità sociale né rischi di
fuga. Il padre della giovane vittima, Giuseppe Bellorofonte, in una
lettera al "Corriere della Sera" ha denunciato la situazione: "Mi hanno
detto che gira libero per Soverato e il ministro della Giustizia ha
incaricato gli ispettori del suo dicastero di avviare "accertamenti
preliminari" sul caso.
In attesa che sia fatta luce, parla lo stesso Luigi Campise: "Quando la
sentenza sarà definitiva,
mi consegnerò io stesso,
non scapperò", assicura il giovane. E appellandosi alla momentanea
incapacità di intendere e volere dichiara "Non ho parole per esprimere
il mio pentimento per il delitto di Barbara, ma non è stata mai mia
intenzione ucciderla, è stato un raptus di follia".
mi auguro la stessa cosa, e concordo con la non funzionalità della legge, ma la legge è espressione della realtà. e’evidente che la realtà e quindi la legge non definisce il reato di femminicidio. quanto abbiamo aspettato per vedere la legge sulla violenza sessuale definire il reato contro la persona e non contro la morale…?
contnuiamo…
Glielo darei io, il raptus di follia…
Non so però se la colpa sia o meno del giudice, non conosco il caso. Se il tipo è libero per decorrenza dei termini, non è colpa del giudice, evidentemente la legge è fatta male e bisogna cambiarla. Mi auguro che un femminicidio non sia valutato meno di un omicidio…
gatta susanna