Quelle che non ci stanno parteciperanno al presidio indetto dalla lista civica di donne -Altra Città
L’Italia finanzia
le violenze contro le donne migranti
Mercoledì 23 Settembre dalle ore 18
PRESIDIO
Piazza Nettuno, Bologna
Sono tante le
testimonianze dei soprusi e delle torture subiti dalle persone detenute nei
centri di concentramento libici, ma per le donne, oltre alle torture, il
trattamento prevede violenze sessuali e stupri di gruppo! L’Italia, finanziando
la polizia e le carceri libiche e respingendo donne e uomini verso la Libia, è
complice di queste atroci violenze.
Dalla
frontiera meridionale libica ogni anno entrano migliaia di migranti e rifugiati
sprovvisti di
documenti, alcuni dei quali poi continuano il viaggio
verso l’Italia. Anche se uomini e donne africani che arrivano via mare
rappresentano una minima parte dei migranti senza documenti presenti in Italia,
il governo italiano ha concentrato attenzione e risorse sugli sbarchi, poiché
essi rappresentano il simbolo della prospettiva emergenziale costruita da anni
sul tema dell’immigrazione: sul regime di paura alimentato dalla menzogna dell’”invasione”
si gioca la propaganda razzista e criminalizzante del governo, ormai
istituzionalizzata nel pacchetto sicurezza.
In base agli accordi tra il governo italiano e il
governo libico e alle nuove politiche migratorie inaugurate dall’Italia, le donne
e gli uomini provenienti dalla Libia, anche se quasi mai di nazionalità libica,
vengono “respinti” senza avere la possibilità di arrivare in Italia e di
presentare richiesta di diritto d’asilo, di cui la maggior parte di loro è a
tutti gli effetti titolare. Da quando sono cominciati i respingimenti in mare
sono stati finora oltre 1.200 le persone che le autorità italiane hanno
riconsegnato alla Libia. Durante la detenzione nelle carceri libiche, uomini e
donne subiscono violenze inaudite e vere e proprie torture, “Abusi, vessazioni,
maltrattamenti, arresti arbitrari, detenzioni senza processo in condizioni
degradanti, torture, violenze fisiche e sessuali, rimpatri di rifugiati e
deportazioni in pieno deserto. Crimini che l’Unione europea finge di non vedere…”
queste le amare conclusioni di un rapporto curato da Fortress Europe nel 2007.
Le donne in particolare subiscono, oltre alle
violenze fisiche e psicologiche, stupri ripetuti e collettivi. In seguito alle
violenze sessuali, molte di loro rimangono incinte e sono costrette a ricorrere
ad aborti clandestini, che spesso le uccidono.
E non è che le cose in “patria” vadano meglio: nei
CPT (oggi CIE) viene applicato lo stesso progetto repressivo e violento. Ne è
una prova la protesta al CIE di via Corelli a Milano, soffocata dalla violenza
delle Forze dell’Ordine. I processi si svolgeranno il 21 e il 23 settembre e
vedono implicato anche l’ispettore capo di servizio al centro, accusato da una
partecipante alla protesta di tentata violenza sessuale.
Paradossalmente
tutto questo viene fatto al fine di garantire la “sicurezza “ dei cittadini e
delle cittadine italiane e anche in nome della violenza contro le donne. La
ministra Carfagna ha sostenuto, nell’incontro con Gheddafi dello scorso giugno,
di voler aiutare le donne africane, e ha presieduto in questi giorni un G8
contro la violenza alle donne escludendo i centri antiviolenza. Di fatto
però l’Italia finanzia attivamente le violenze contro donne e uomini migranti
con importanti stanziamenti finanziari e di mezzi alla Libia. Del corpo
delle donne viene sempre fatto un uso strumentale, viene data risonanza
mediatica solo agli stupri di stranieri su donne italiane, quando le violenze
commesse da uomini migranti costituisce
solo una minima parte delle violenze agite sulle donne nel nostro paese. La
maggior parte della violenza avviene all’interno della famiglia cosiddetta
“normale”, promossa e protetta e al centro di tutte le politiche sociali.
Vogliamo
che sulla violenza alle donne non venga fatta nessuna strumentalizzazione per
avallare leggi razziali!
Vogliamo
la libertà di migrazione per tutte/i,
sia per le persone che emigrano per necessità, in fuga da guerre, dittature e
persecuzioni, sia per le/i migranti economici, e per tutte/i coloro che
desiderano migrare.
Vogliamo
che vengano interrotti immediatamente i respingimenti, che vengano garantiti il
diritto all’esistenza, alla libertà, all’autodeterminazione delle e dei
migranti, no al reato di clandestinità, no al pacchetto sicurezza.
Vogliamo
che le donne che arrivano nel nostro paese non debbano subire ogni tipo di
violenza senza potersi ribellare proprio perché una legge della nostra
repubblica le rende ricattabili.
Non possiamo più far finta di non vedere e di non
sapere, non possiamo non riconoscere il legame tra violenza contro le donne,
sessismo, razzismo, lesbo/trans/omofobia, che porta alla normalizzazione di
vecchi e nuovi fascismi, auspichiamo che le voci di dissenso producano nuove
forme di resistenza.
Invitiamo tutte/i/* a
partecipare!!
Altra città – Lista civica di donne
Per
adesioni: altracitta@women.it
Scarica qui il volantino dell’indizione del presidio:
PRESIDIO-Italia-finanzia-le-violenze-contro-le-donne-migranti.doc